Giuseppe Ungaretti

UngarettiLe esperienze poetiche di primo Novecento hanno aperto la strada a un nuovo modo di scrivere versi, da queste premesse muovono i maggiori poeti del secolo, tra i quali si incontrano Ungaretti, Montale e Saba, definiti dallo stesso poeta ligure la “Santissima Trinità”, citati da Carlo Emilio Gadda, a scanso di equivoci, in rigoroso ordine alfabetico. La prima opera di Ungaretti, L’Allegria, raccoglie poesie scritte dal 1914 al 1919, tra cui quelle del 1916 de Il Porto Sepolto legate all’esperienza della Prima Guerra Mondiale. Il poeta, partecipando al clima sperimentale, parte da una consunzione storica e al tempo stesso del linguaggio. Viene rivolta un’attenzione assoluta alla parola, liberata da ogni nesso logico e dalla metrica tradizionale, caratterizzata da un ritmo franto, ma tuttavia capace di sopravvivere e di affermare tutta la vitalità dell’io e del mondo. A partire dalla sua seconda raccolta, il Sentimento del tempo del 1933, si recuperano le forme della tradizione, mentre il lessico diviene sempre più ricercato. Sui suoi versi, quale esempio di concentrazione assoluta della parola, rivolgono in particolare il loro sguardo i poeti ermetici. Il percorso poetico, che accompagna Ungaretti fino agli ultimi anni – del 1947 è Il Dolore, del 1950 La Terra Promessa, del 1952 Un grido e Paesaggi –, trova una propria complementarità con la sua attività di traduttore grazie alla quale egli attraversa e riscrive la tradizione letteraria, come avviene per i sonetti di Shakespeare.