Ignoti alla città - Stendalì - Suonano ancora - La canta delle marane
Biblioteca nazionale centrale di Roma - Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi
8 marzo 2016 - Rassegna cinematografica
Martedì 8 marzo ore 10,30
incontro con Cecilia Mangini
Ignoti alla città (1958, 11')
Stendalì - Suonano ancora (1960, 11')
La canta delle marane (1961, 10')
Quando, nel 1958, la Mangini filmò un gruppo di ragazzini romani che vagavano per le strade senza meta, chiese di avere la collaborazione di Pasolini: "Io non ero nessuno, avevo solo firmato qualche fotografia, nonostante tutto Pasolini ha accettato", e questo portò ad un sodalizio che durò fino al 1962. Il documentario in questione è Ignoti alla città, cortometraggio in Technicolor che fu censurato dal ministro Tambroni, per vendetta contro Pasolini, con l'accusa di istigazione all'immoralità, dal momento che tre di quei ragazzini commettono un furtarello. Con la sceneggiatura e regia di Cecilia, il commento di Pasolini corrisponde ad una traslazione documentaristica di Ragazzi di vita, e "chi avrebbe potuto, se non lui in persona" dare voce a quelle immagini, voce che certamente, spiega la Mangini è "un grande valore aggiunto".
Il secondo documentario è Stendalì - Suonano ancora (1960), il soggetto del quale è tratto da Morte e pianto rituale di Ernesto De Martino, su testi originali di Pier Paolo Pasolini. ll corto è incentrato su un suggestivo canto sacro funebre delle donne di Martano, in Salento, che usano un dialetto greco. Pasolini creò quel canto funebre tratto da diversi testi greci.
La canta delle marane (1961) è il terzo e ultimo corto, che vede di nuovo protagonisti dei ragazzini che fanno il bagno, inizialmente con scherzo, poi con grande malinconia: il bagno è un "momento ludico ma anche di protesta", protesta contro il mondo, "ci era piaciuto farne dei ribelli, a Pasolini sarebbe piaciuto". Il commento di Pasolini si associa alla bellissima musica di Egisto Macchi. Tale commento inoltre è stato tratto da una poesia della raccolta "La religione del mio tempo". La marana, un torrente affluente del Tevere, dove è girato in 35 mm tutto il documentario, si trova sotto ponte Mammolo, al di là del raccordo anulare di Roma, a circa 300 metri dalla prima casa romana di Pasolini.
Cecilia Mangini (Mola di Bari, 1927), prima donna a girare documentari nel dopoguerra, ha saputo dare vita ad alcune delle più belle immagini dell'Italia degli anni '50 e '60, mettendo in evidenza la transizione del paese (che si allontanava, lentamente, anche dal fascismo) verso un'organizzazione industriale. La sua macchina da presa ha esplorato l'Italia spesso volgendo lo sguardo al Sud, alla Puglia e al Salento, per cercare i rituali di una cultura antica che scompariva travolta dalle veloci trasformazioni imposte dal boom economico. Oltre a Pier Paolo Pasolini, il suo itinerario ha incrociato quelli di Vittorio De Seta, Gianfranco Mingozzi, Florestano Vancini, Vasco Pratolini.