“E poi c’è chi ha le ali per volare”: Renato Poggioli (1907-1963)
Biblioteca nazionale centrale di Roma
4-5 dicembre 2023 - Convegno internazionale
“E poi c’è chi ha le ali per volare”: Renato Poggioli (1907-1963)
Convegno internazionale
4-5 dicembre 2023 - Sala 1
Il 4 e 5 dicembre 2023, presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma, si terrà il convegno internazionale "E poi c'è chi ha le ali per volare" dedicato alla figura di Renato Poggioli (1907-1963), uno dei più importanti studiosi di letteratura russa e comparatista del Novecento.
Il convegno è organizzato da Bianca Sulpasso, docente di Lingua e Letteratura russa all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, e riunisce oltre 18 relatori da tutto il mondo. I contributi si concentreranno sui vari aspetti della produzione scientifica e culturale di Poggioli, dalla slavistica alle letterature europee, dalla critica letteraria alla mediazione culturale.
Renato Poggioli nasce a Firenze nel 1907. Dopo la laurea in Lettere, si dedica allo studio della letteratura russa, diventando uno dei massimi esperti di poesia russa del Novecento. Nel 1939, a causa delle persecuzioni fasciste, Poggioli è costretto a lasciare l'Italia e a rifugiarsi negli Stati Uniti. Qui, si afferma come uno dei più importanti studiosi di letterature comparate.
La figura di Poggioli è quella di un intellettuale europeo, profondamente radicato nella cultura italiana e russa, ma anche aperto al mondo. La sua opera è caratterizzata da un costante dialogo tra le diverse culture, da una visione della cultura come strumento di dialogo e di pace.
Una visione attuale oggi più che mai.
Il convegno "E poi c'è chi ha le ali per volare" è un'occasione importante per riscoprire l'opera di Renato Poggioli. I contributi dei relatori offriranno una panoramica completa della sua produzione scientifica, mettendo in luce la sua originalità e la sua attualità.
Il convegno si aprirà il 4 dicembre alle ore 15.30 con i saluti istituzionali e con Sylvia Poggioli, figlia dello studioso. A seguire, si terranno i primi interventi dei relatori, dedicati al ruolo di Poggioli nella slavistica italiana, agli studi sulla poesia russa, alle ricerche sulla letteratura russo-antica, alla ricca e preziosa eredità archivistica nonché alle indagini sulla versificazione.
La mattina del 5 dicembre, a partire dalle ore 9, si proseguirà con interventi dedicati alla letteratura russa e polacca fra Otto e Novecento, in particolare su scrittori come Tolstoj e Turgenev, ma anche sul premio Nobel Ivan Bunin e sugli studi di Poggioli relativi al dramma polacco. La seconda sessione mattutina e le due sessioni pomeridiane offriranno un ricco ventaglio di intersezioni culturali, poiché il focus è rivolto alle letterature europee fra XIX e XX secolo, soprattutto tedesca, francese, spagnola, italiana. Gli interventi in programma prevedono l'approfondimento sui rapporti di Poggioli con la rivista "Inventario" e la casa editrice Einaudi, la corrispondenza di Poggioli con Carlo Bo, i suoi diari del periodo bellico, nonché sulla pastorale, genere privilegiato dallo studioso nel suo celebre volume The Oaten Flute.
La chiusura dei lavori è affidata a una tavola rotonda in cui si discuteranno le prospettive future di ricerca.
PROGRAMMA
4 dicembre 2023 – 15:30
Saluti
Stefano Campagnolo, Direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma
Lucia Ceci, Direttrice del Dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Jeffrey Schnapp, Direttore del Dipartimento di Letterature Comparate, Harvard University
Cristiano Diddi, Sapienza Università di Roma; Presidente dell’Associazione Italiana Slavisti
Sylvia Poggioli, Figlia di Renato Poggioli
16:00. Introduzione ai lavori
Bianca Sulpasso – Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Il progetto “Renato Poggioli 1963-2023”
16:15. I sessione – Slavistica
Presiede: Marina Ciccarini
Cesare G. De Michelis – Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Renato Poggioli, una presenza assente nella slavistica italiana
Esponente della ‘seconda ondata’ della slavistica italiana (dopo la generazione dei ‘pionieri’, Ettore Lo Gatto e Giovanni Maver), Renato Poggioli è stato il più rilevante interprete italiano di letteratura russa tra le due guerre, ed anche un colto e raffinato critico letterario, studioso di letterature comparate. Ma la sua attività italiana s’interruppe con l’emigrazione negli USA nel 1938, e il suo nome è rimasto legato soprattutto allo scontro ideologico innescato dal suo volume antologico della poesia russa uscito da Einaudi nel 1949 (Il fiore del verso russo) stigmatizzato negli ambienti del PCI del tempo come “il fiore avvelenato”: ma la sua attività intellettuale, la sua ricerca slavistica e teorica, ha avuto una presenza in Italia dagli anni ’30 fino alla scomparsa (1963).
Stefano Garzonio – Università di Pisa
Renato Poggioli e la poesia russa dell’Ottocento. Analisi, interpretazione e traduzione
Renato Poggioli fin dalla raccolta La violetta notturna si è concentrato in modo particolare sulla poesia russa del Novecento. Tuttavia come testimoniano i numerosi interventi critici e le traduzioni e, in particolare, la sezione “Antecedenti” della raccolta Il Fiore del Verso Russo, si è cimentato anche nello studio dei poeti precedenti al modernismo. Nella mia comunicazione ho intenzione di fornire dati sull’originalità dell’approccio di Poggioli alla poesia classica russa non senza affrontare alcune spinose questioni relative alla resa italiana dei testi e dei loro complessi sottotesti.
Discussione
17:10 – 17:30 Coffee break
17:30
Presiede: Giuseppe Ghini
Alessandro Niero – Università di Bologna
Attualità metrica di Poggioli
L’intervento mira a riconsiderare il lascito di Poggioli sul fronte metrico, partendo dal rapporto, cospicuamente instaurato da Poggioli stesso ne Il fiore del verso russo tra metri “russi” e metri “italiani”, passando per il lavoro di Giovanni Giudici sull’Evgenij Onegin, per approdare sempre all’Onegin di Giuseppe Ghini e a un altro esempio recente di una giovane slavista.
Cristiano Diddi – Sapienza Università di Roma
“Un’impresa da non pigliare a gabbo...”: note sull’edizione einaudiana di Slovo o polku Igoreve
Fin dal suo esordio nella slavistica, Renato Poggioli si cimenta come traduttore e interprete di autori e testi del periodo modernista. La versione italiana del Cantare della gesta di Igor è una delle sue rare incursioni nella letteratura medievale e si distingue per spessore e qualità nell'ambito di un'operazione editoriale senza dubbio all'avanguardia per l'epoca: essa si pone, tra l'altro, all'origine di una lunga serie traduttiva, determinando per molti versi la ricezione non solo dell'opera in questione, ma di un intero genere della tradizione anticorussa, come mostra la successiva resa italiana di altri testi epico-narrativi medievali. L’intervento intende offrire alcuni ragguagli sulla genesi dell'edizione e sulle qualità formali della traduzione.
Discussione
5 dicembre 2023 – 9:00. II sessione – Slavistica
Presiede: Stefano Garzonio
Justin Weir – Harvard University
Poggioli on Tolstoy and Realism
This paper examines Poggioli’s recurring interpretations of Tolstoy with a particular emphasis on the role biography plays. Although realism is often the stated goal of the essays, the paper argues, Poggioli’s view of Tolstoy adumbrates a particular view of modern literature. A focus is on the, sometimes slight, changes to key essays as they were published at different times.
Giuseppina Larocca – Università di Macerata
Renato Poggioli su Ivan Turgenev
Sebbene nella produzione di Renato Poggioli dedicata all’Ottocento russo uno spazio rilevante sia occupato dagli studi su Puškin, Gogol’, e soprattutto Dostoevskij e Tolstoj, non manca dagli esordi un’attenzione verso l’opera di Turgenev. Dalle recensioni delle prime traduzioni italiane fino agli articoli sul realismo scritti negli anni Cinquanta l’autore di Padri e figli è considerato scrittore chiave del XIX secolo. L’analisi dell’opera turgeneviana da parte di Poggioli avviene in un contesto – quello italiano – in cui Turgenev viene riscoperto gradualmente solo dopo l’esperienza de “La Voce” degli anni Dieci. Sarà la monografia Ivan Turghenjev (1930) di Enrico Damiani a riabilitare Turgenev dopo il duro giudizio di Ardengo Soffici che nel 1922 lo definisce “un autore pochissimo rappresentativo, né russo, né occidentale”. Alla luce di questo panorama il contributo intende discutere l’approccio attraverso cui Poggioli indaga la dimensione turgeneviana rispetto a quella dei prosatori a lui coevi.
Ornella Discacciati – Università degli Studi di Bergamo
L’arte di Renato Poggioli: la critica italiana e Ivan Bunin
Parafrasando un celebre saggio di Poggioli intitolato L’arte di Ivan Bunin, il mio intervento si prefigge di analizzare la lettura critica proposta dall’autore in merito a uno degli scrittori paradossalmente meno amati e meno letti del Novecento russo. Nonostante il Premio Nobel, ricevuto nel fatidico 1933, Ivan Bunin resta un gigante poco apprezzato dal largo pubblico e alieno a riscoperte da parte del mondo editoriale nei decenni a venire. Le ragioni sono almeno parzialmente individuate nel saggio di Renato Poggioli e meritano una rilettura che potrebbe instillare nuove domande e aprire nuove prospettive critiche.
Marina Ciccarini – Università degli Studi di Roma Tor Vergata
“Sciarada, sfinge, medusa”: Poggioli e l’utopia del dramma polacco
Scopo di questo intervento è commentare un breve saggio di Renato Poggioli, pubblicato nel 1938 e intitolato Wyspiański o l’utopia del teatro polacco, nel quale lo studioso analizza la drammaturgia dello scrittore polacco, scomparso prematuramente nel 1907 e considerato in patria il fondatore del teatro moderno. L’enigmaticità e la singolarità dell’opera di Wyspiański spingono Poggioli, sullo sfondo della tradizione romantica e ponendo un accento particolare sul genere del ‘poema drammatico’ polacco definito “ibrido e turbolento”, ad una disamina critica dell’idea di teatro e di messa in scena, del mistero e della forza propulsiva del dramma e della tragedia.
Discussione
10:40 – 11:00 Coffee break
11:00. III sessione – Letterature comparate e del mondo
Presiede: Mattia Acetoso
Carla Francellini – Università di Siena
Utopia e ideale pastorale in The Oaten Flute di Renato Poggioli
L’intervento analizza il portato scientifico della ricerca condotta da Poggioli sul genere pastorale alla luce dei saggi pubblicati nel volume postumo The Oaten Flute (1975) a cura di Bartlett Giamatti, valorizzandone le potenziali aperture nell’ambito della letteratura moderna e postmoderna. Poggioli intuisce, infatti, molti decenni prima della nascita delle contemporanee tendenze letterarie, le potenzialità del genere pastorale in ambito statunitense e nella letteratura europea. La sua visione pionieristica, inoltre, apre nuove prospettive di studio e di ricerca sul genere pastorale, la cui persistenza negli sviluppi anche postmoderni della letteratura richiede l’attenzione della critica.
Paolo Bugliani – Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Renato Poggioli e le radici romantiche della letteratura Modernista
Nella sua fondamentale opera Teoria dell’arte d’avanguardia, Poggioli ribadisce la genesi romantica di tale movimento artistico, in opposizione alle idee correnti che volevano codificare il momento delle avanguardie come un episodio di rottura decisa con gli stilemi ottocenteschi. Ciò facendo Poggioli si inseriva in una linea di pensiero che aveva annoverato tra i suoi protagonisti critici come M. H. Abrams e F. Kermode, e che avrebbe continuato a fiorire nei decenni successivi attraverso i contributi di Harold Bloom, Isaiah Berlin e molti altri. In ambito italiano, Poggioli si trovava in linea con le visioni critiche di Mario Praz, studioso tra i pochi, come del resto Poggioli stesso, a possedere una fama veramente internazionale. Obiettivo di questa mia comunicazione sarà illustrare non solo la posizione critica di Poggioli, ma anche inserirla in un contesto internazionale più ampio, e illustrare come essa possa aver influenzato gli sviluppi ulteriori nel vivace studio delle eredità romantiche dei modernismi europei.
Flavia Di Battista – Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Renato Poggioli e la letteratura tedesca: il caso Novalis
Nel vasto bagaglio di interessi di Renato Poggioli, la letteratura tedesca occupa uno spazio defilato rispetto ad altre da lui più intensamente frequentate e mediate, ma non per questo poco degno di studio. Col mio intervento intendo in primo luogo delineare brevemente le caratteristiche generali del confronto di Poggioli con gli autori germanofoni, inquadrandole nel più ampio orizzonte del transfer italo-tedesco del Novecento. In tal senso, Poggioli risulta già nei primi anni della sua attività impegnato su due filoni della ricezione della letteratura tedesca in Italia, che, pur con inevitabili sovrapposizioni, facevano capo a zone diverse del campo letterario: da un lato quello “romanzesco-milanese” – si pensi alla traduzione di Roth, ma anche alle recensioni a Thomas Mann, che avvicinano Poggioli al raggio d’azione di una figura come Lavinia Mazzucchetti – e dall’altro quello “poetico-fiorentino”. Su quest’ultimo, e in particolare sul Novalis a cui Poggioli si dedicò già negli anni Trenta e poi con rinnovato entusiasmo nel dopoguerra fino alla pubblicazione nel 1960 della raccolta di Inni alla notte e Cantico dei morti (Einaudi), mi concentrerò per evidenziare i punti di contatto e le divergenze rispetto a una tradizione molto rilevante per i letterati italiani novecenteschi collocabili in quello che Pierre Bourdieu ha chiamato “polo di produzione ristretta”. L’opera di Novalis, infatti, fu un terreno su cui si esercitarono in veste di interpreti e traduttori, tra gli altri, Giuseppe Prezzolini, Augusto Hermet, Vincenzo Errante, Leone Traverso, Tommaso Landolfi e Giovanna Bemporad.
Discussione
12:20 – 12:40 Coffee break
12:40
Presiede: Roberto Ludovico
Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado – Universidad de Murcia
Renato Poggioli diffusore in Italia della cultura spagnola in esilio: il rapporto speciale con Jorge Guillén anche attraverso le lettere alla figlia Teresa
Renato Poggioli conosceva l’edizione di Cantico di Jorge Guillén già dal 1930. Tuttavia, è solo nel 1938, quando entrambi si trovano in America, che comincia l’amicizia. Poggioli trova nella rivista «Inventario», di cui è cofondatore, il mezzo per diffondere gli scrittori spagnoli in esilio e li mette in contatto con la casa editrice Lerici e con Vanni Scheiwiller, quest’ultimo pubblica quasi tutte le edizioni di Guillén in Italia e il libro de Pedro Salinas «Volverse sombras y otros poemas» con un «Ricordo di Renato Poggioli». Le lettere alla figlia Teresa Guillén completano il rapporto d’amicizia fra i due.
Monica Lucioni – Università Cattolica del Sacro Cuore – Sorbonne Université
“A work in progress that takes its title and cue from l’automne des idées”: Renato Poggioli e la Décadence francese
Il contributo ha per oggetto tre saggi pubblicati da Renato Poggioli tra il 1959 e il 1963 (“Qualis Artifex Pereo! or Barbarism and Decadence”; “The Autumn of ideas”; “Decadence in Miniature”), pensati dall’autore come parte di un lavoro più ampio, dedicato alla nozione di “decadence in modern Western culture” e intitolato The Autumn of ideas, a partire da un verso del celebre sonetto “L’Ennemi” delle Fleurs du mal. L’intervento intende evidenziare come le forme della Décadence francese, e la sua evoluzione, costituiscano, da un punto di vista critico, una costante nei tre testi, che spaziano dal rapporto tra “decadenza e barbarie” nella poesia di Konstantinos Kavifis e Valerij Brjusov alla neo-decadenza “in miniatura” di Michail Kuzmin, Hugo von Hofmannsthal e Guido Gozzano. In particolare, si mostrerà come l’analisi della poesia baudelairiana “L’Ennemi” sia, insieme all’autumn of flesh di W.B. Yeats, il nucleo riflessivo dell’indagine di Poggioli, punto di partenza dell’intero studio sull’automne des idées europeo.
Discussione
15:00. IV sessione – Letterature comparate e del mondo
Presiede: Eleonora Cardinale
Roberto Ludovico – University of Massachusetts Amherst
“Tarde non furon mai grazie divine”. Renato Poggioli e la Einaudi tra Pavese e Calvino
Sono note le polemiche ideologiche sorte intorno alla pubblicazione del Fiore del verso russo di Renato Poggioli presso la casa editrice Einaudi nel 1949. L’esplicito anticomunismo di Poggioli fu infatti una delle cause della sua marginalizzazione all’interno della cultura letteraria italiana del dopoguerra, a cominciare dall’annullamento del progetto di pubblicazione, sempre da parte di Einaudi, della Teoria dell’arte d’avanguardia. Il nome di Poggioli rimane quasi completamente assente dalle cronache letterarie italiane del Novecento anche a dispetto del suo impegno nella pubblicazione, al fianco di Luigi Berti, della rivista «Inventario», anche essa recepita come fuori tempo rispetto al dibattito della letteratura militante italiana degli anni della ricostruzione. I termini e i motivi dello scetticismo nei confronti della rivista e più in generale del lavoro critico di Renato Poggioli sono evidenti dalla corrispondenza tra Poggioli, Berti, e i principali rappresentanti del dibattito culturale di quegli anni: Pavese, Vittorini, lo stesso Giulio Einaudi, fino a Calvino, erede del ruolo di Cesare Pavese nella Casa Editrice. Tuttavia, da una lettura attenta del carteggio inedito tra Poggioli e Calvino non può passare inosservata l’intesa che tra i due andava creandosi, soprattutto dopo il primo viaggio di Calvino negli Stati Uniti del 1959-60, in occasione del quale fu ospite di Poggioli ad Harvard ben due volte. Dopo il ritorno di Calvino in Italia, Poggioli ebbe in lui un nuovo interlocutore presso la casa editrice, pronto ad andare oltre le compartimentalizzazioni ideologiche d’impronta comunista, ed interessato a prospettive critiche e forme letterarie che superassero i canoni del neorealismo. La morte di Poggioli, purtroppo, sopraggiunse inattesa nel 1963 prima che i risultati dell’intesa col Calvino scrittore maturo ed influente editore potessero prendere una forma concreta.
Mattia Acetoso – Boston College
Renato Poggioli: uno sguardo atlantico sul Novecento italiano
Renato Poggioli ebbe un ruolo centrale nello studio e nella diffusione della letteratura italiana negli Stati Uniti, grazie anche ad un forte rapporto con la coeva cultura italiana. Sin dall’immediato dopoguerra, Poggioli coltivò una fitta rete di relazioni con alcuni protagonisti del Novecento italiano: questa presentazione intende offrire una panoramica di tali scambi epistolari, sulla base dei carteggi dello studioso conservati presso l’Archivio Poggioli a Roma. In queste lettere Poggioli e i suoi interlocutori discutono di questioni letterarie e personali, sullo sfondo dell’incertezza geopolitica del dopoguerra, esprimendo speranze e turbamenti relativi al futuro della cultura e dell’umanità nei primi anni della guerra fredda. In primo luogo, si intende offrire una testimonianza diretta del costante scambio epistolare tra una delle voci più originali e innovative della diaspora intellettuale del secolo scorso con la sua cultura d’origine. In secondo luogo, si vuole mettere in evidenza lo sforzo inesausto intrapreso da Poggioli nel riconsiderare la cultura italiana attraverso una prospettiva che lui stesso definisce “atlantica”.
Marta Fabrizzi – Ricercatrice indipendente
Renato Poggioli. Un intellettuale in fuga e la nascita di «Inventario» nella corrispondenza con Luigi Berti (1931-1946)
L’intervento intende ripercorrere, attraverso il carteggio finora inedito con Luigi Berti, le complesse vicende editoriali che portarono alla nascita della rivista internazionale «Inventario». Intende inoltre restituire l’importanza del contributo che Poggioli ha dato alla cultura del Novecento e alla diffusione della letteratura italiana in America.
Discussione
16:20 – 16:40 Coffee break
16:40
Presiede: Bianca Sulpasso
Giuseppe Ghini – Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
“Parlami di letteratura…” Renato Poggioli scrive a Carlo Bo
Il fondo epistolare di Renato Poggioli presente nell’Archivio Urbinate collegato alla Fondazione Carlo e Marise Bo presenta 70 lettere e cartoline postali di Poggioli. Se si escludono le ultime 5 lettere, tutte le altre appartengono agli anni Trenta, il periodo in cui un giovanissimo ma già maturo Poggioli si affaccia prepotentemente sulla scena culturale italiana. Oltre a rappresentare una documentazione talora toccante della vita dei due giovani studiosi, le lettere presentano una nuova testimonianza, quella di Poggioli, appunto, sulla vita culturale fiorentina del periodo dei caffè letterari – Le Giubbe Rosse e il Caffè San Marco – con l’ingresso ufficiale del giovane slavista nel circolo di “Solaria” e la straordinaria attività che lo porta a introdurre in Italia poeti come Mandel’štam, Achmatova, Pasternak. Lo spoglio delle lettere permette altresì di ricostruire tasselli importanti e non tutti conosciuti della biografia intellettuale di Poggioli: la sua attività di poeta, la sua vocazione originariamente comparatista, la sua passione “esistenziale” per la letteratura, rivelatrice di quella concezione che Bo, in un articolo del 1938, definì «letteratura come vita».
Stefano Fumagalli – Università Cattolica del Sacro Cuore
“Il giornale non d’un soldato, ma del mio io in uniforme”: annotazioni preliminari sui “diari” di Renato Poggioli
L’obiettivo dell’intervento è una descrizione preliminare dei “diari” di Renato Poggioli, denominazione domestica con cui si indicano sedici faldoni di materiali perlopiù manoscritti, conservati tra le carte dello studioso e riuniti sotto il titolo comune di “Libri Mastri”. I documenti hanno carattere eterogeneo, e lo stesso Poggioli oscillava nel definirli (“diario”, “libro mastro”, “giornale”, “zibaldone”). Databili approssimativamente tra la fine del 1943 e l’inizio del 1947, i materiali includono sia il vero e proprio “diario” in cui Poggioli racconta le proprie esperienze e impressioni di soldato arruolato nell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale (1943-1945); sia una folta serie di note e appunti su libri e saggi critici, e riflessioni letterarie, politiche, filosofiche di più ampio respiro. La relazione intende offrire una prima presentazione dei documenti, descrivendoli dal punto di vista archivistico e illustrandone i temi più frequenti e significativi.
Discussione
18:00
Conclusione dei lavori. Renato Poggioli: prospettive e linee di sviluppo